11 settembre 2019
Libri

I ragazzi della Nickel di Colson Whitehead

I ragazzi della Nickel_colson whitehead

La Dozier School for Boys di Marianna, in Florida, è stata una scuola di correzione per minori in cui sono stati rinchiusi migliaia di ragazzi bianchi e neri tra il 1900 e il 2011. Un vero e proprio riformatorio degli orrori, che non aveva l’obiettivo di riabilitare i piccoli ospiti finiti lì chissà per quali reati o colpe, ma quello di tenere lontano dalla società chi non era degno di farne parte. Si tenevano lezioni, si passavano le giornate a lavorare nei campi, a sistemare qualcosa perché tanto la manodopera non mancava, e a riversare odio e violenza sui giovani reclusi. Torture di ogni tipo, frustate, pugni, calci, per non parlare della violenza verbale alla quale bisognava sottostare, soprattutto se il colore della pelle era quello sbagliato. Nel 2011 la scuola è stata finalmente chiusa, nonostante negli anni ci siano state inchieste e denunce, ma bisogna arrivare al 2014 per scoprire 55 tombe nei dintorni con i resti di alcuni ragazzi dell’istituto che erano stati dichiarati scomparsi.

È da qui che prende spunto Colson Whitehead per I ragazzi della Nickel, il suo nuovo romanzo pubblicato da Mondadori: tira fuori una sconvolgente storia del passato – neanche troppo lontano – e la racconta nel modo più semplice, incisivo e toccante come solo il grande autore de La ferrovia sotterranea avrebbe potuto fare.

Il romanzo è ambientato nei primi anni 60 in Florida, il protagonista è Elwood Curtis, un giovanissimo afroamericano che tra un discorso di Martin Luther King e una manifestazione per i diritti civili, sente sempre più forte il desiderio di stare dalla parte delle persone, di mettere il rispetto e l’amore per il prossimo davanti a tutto, di studiare per capire il mondo e raggiungere quella libertà ancora troppo lontana. È il classico bravo ragazzo, va a scuola e lavora nella tabaccheria vicino casa, non si mette nei guai e non tollera i comportamenti meschini dei suoi coetanei. Quando arriva il primo giorno di college, Elwood sente che la vita sta girando nel verso giusto, ma questa sensazione dura poco perché qualcosa va storto: chiede un passaggio alla persona sbagliata. Elwood non sa che l’auto sulla quale sta per salire è stata rubata e che il ladro siede proprio al suo fianco. La polizia non avrà dubbi nel ritenerlo un complice. Sembra uno scherzo del destino, ma come ha sottolineato Whitehead all’incontro organizzato da Mondadori, se un ragazzo di colore si trova nel posto e nel momento sbagliato, può essere un problema. Ancora oggi. Elwood finisce alla Nickel Academy, l’istituto di rieducazione in cui bisogna imparare in fretta a eseguire gli ordini e a fare i conti con la cattiveria: i sorveglianti usano una cinghia chiamata Bellezza Nera e a volte trascinano i detenuti nella Casa Bianca, il posto peggiore dal quale tutti cercano di tenersi alla larga. Qualcuno entra e non esce più, mentre altri si ritrovano pieni di lividi che lacerano anche l’anima. Non c’è filo spinato alla Nickel, basta la paura a delimitare l’inferno.

Dove sono finite le manifestazioni per i diritti civili? Dove sono le parole di Martin Luther King? Dove sono i politici che negli anni 60 pretendono di cambiare il mondo? A nessuno interessa la tragedia dei ragazzi della Nickel: sono poveri, soli, abbandonati a un destino disumano. Colson Whitehead è stato un archeologo che ha portato alla luce una storia lunga più di cent’anni, sapendo cogliere gli aspetti storici – grazie all’analisi di articoli, diari, referti medici – e restituendo un romanzo che non è pura opera di fantasia. Per quanto ci siano elementi verosimili e nati dall’immaginazione dell’autore, le atrocità raccontate sono accadute realmente: le forme di razzismo e il potere esercitato sui più deboli hanno marciato su un binario parallelo in un’epoca di cambiamenti e di conquiste incerte.

«Non credo che oggi ci siano situazioni così tragiche, ma ci sono sicuramente scuole per ragazzini difficili che vengono picchiati dal personale. Sono situazioni che accadono sempre quando chi detiene il potere sa che può farla franca usando la violenza contro chi è più debole. L’attuale condizione politica mi ha spinto a scrivere questa storia: di fronte alle umiliazioni subite a causa di Trump, è difficile avere un atteggiamento positivo e pieno di amore per il prossimo come quello che ha Elwood all’interno della Nickel. Non sempre le persone riescono a cavarsela con la giustizia. Negli anni ho elaborato un sentimento di impotenza nel cambiare le cose, ma ho sentito il bisogno di sapere e raccontare cosa fosse successo in quella scuola ai ragazzini di colore. Volevo che venissero fuori gli aspetti positivi e negativi degli anni 60, i traumi, le difficoltà di questi ragazzi a inserirsi nuovamente nella società dopo aver scontato la pena: qualcuno è diventato un delinquente o un tossicodipendente, qualcuno ha cercato di ricostruirsi un’identità coerente, nessuno si è mai ripreso da quell’esperienza. Non so se un libro possa contribuire al cambiamento in generale, ma a quello individuale sicuramente sì».

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Colson Whitehead e l’interprete Sonia Folin durante l’incontro organizzato da Mondadori.

***

Potevi cambiare la legge, ma non potevi cambiare le persone e il modo in cui si trattavano fra loro. La Nickel era razzista di brutto – la metà della gente che lavorava lì probabilmente si metteva il cappuccio del Klan nel fine settimana -, ma per come la vedeva lui la cattiveria andava più in profondità del colore della pelle. Era Spencer. Era Spencer ed era Griff ed erano tutti i genitori che permettevano che i loro figli finissero lì. Erano le persone.

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