20 febbraio 2019
Libri

Persone care – Vera Giaconi

persone care_vera giaconi

Se c’è una scrittrice capace di catturare l’attenzione grazie a un fascino fuori dagli schemi, un modo di parlare semplice, lineare, diretto, e a una scrittura che la rappresenta in tutta la sua profondità, quella scrittrice è Vera Giaconi. Nata nel 1974 a Montevideo, in Uruguay, ha sempre vissuto a Buenos Aires, in Argentina, zona di grandi autori di racconti. Ho avuto il piacere di conoscerla durante una colazione organizzata dalla casa editrice Sur, farle qualche domanda ed essere completamente ipnotizzata dalla sua visione delle relazioni umane. Ha appena pubblicato Persone care con Sur edizioni, una raccolta di racconti tradotti dalla bravissima Giulia Zavagna, che ha saputo cogliere le intenzioni e soprattutto i non detti dei protagonisti. Chi sono le persone care? «Sono le persone con le quali vogliamo trascorrere tutto il nostro tempo: prima quelle che fanno parte della famiglia, poi gli amici e infine eventualmente i nostri amori. Passare tanto tempo con le stesse persone è difficile, se aggiungiamo i cambiamenti di ognuno negli anni, è impossibile che non si creino dei conflitti. Pur non volendo perdere le nostre persone care, capita che diventiamo feroci, del resto le persone che amiamo di più sono le stesse che fanno più male e alle quali noi rischiamo di fare del male».

In questi racconti i protagonisti hanno età diverse, così come sono diverse le relazioni tra di loro: ci sono storie di sorelle, di madri e figli, di coppie, di amici. Sono legati da sentimenti di amore e odio, da fiducia incondizionata e perplessità, più ci si ama e più si rischia di perdere il controllo.«Tutti i legami sono velenosi, ma dal veleno si ricavano anche i vaccini. Quindi è più una questione di dosi: è necessario saper dosare i rapporti», spiega Vera.

Entriamo così in piccole porzioni di vita che apparentemente sembrano fatte e finite, invece esiste ancora margine per dimenticare, cambiare, fuggire. Per me la fuga è un concetto chiave di questa raccolta, tanto da chiedermi se questo desiderio faccia parte di ogni essere umano, o se il più delle volte siano certe relazioni a obbligarci a scappare, anche solo con la mente, anche solo alzando il volume della televisione: «Quando capisco che una persona sta tirando fuori il mio lato negativo, allora scatta il campanello di allarme». Vera Giaconi è un’abile maestra nel renderci spettatori e allo stesso tempo elementi in grado di percepire l’invidia, la sofferenza, la paura, la felicità e soprattutto l’ambiguità che regna sopra ogni cosa. In Piranha viene descritta una famiglia attraverso i conflitti madre-padre e fratello-sorella, in Survivor c’è tutta la potenza del rapporto tra due sorelle con l’affetto che si mescola al rancore e la realtà che drammaticamente diventa parte di un reality show, Al buio è il racconto al quale continuo a pensare con angoscia, ci sono due bambini che vengono lasciati spesso con la baby-sitter, fino a quando una sera non decidono di nascondersi nel posto più sicuro della casa (non si sa bene il motivo, ma Vera mi ha assicurato che la mia interpretazione è quella esatta). Ci sono racconti autobiografici, come Dumas, in cui si sente la presenza della dittatura militare pur non essendo descritta. Con molta naturalezza Vera Giaconi ci mette di fronte alla normalità, non c’è nulla di vietato né di condannabile, è tutto dannatamente normale. Ma ogni finale rimanda a un nuovo equilibrio, ricercato o meno, che non ha nulla di sorprendente, a parte essere l’unica salvezza possibile.

***

Quando a mia sorella capitavano cose belle, io ero contenta. Ero contentissima, anzi. Ma quando quelle buone notizie per qualche motivo si interrompevano o le si ritorcevano contro, ero comunque contenta. E me ne vergognavo. […] Credevo non esistesse un solo motivo al mondo perché le cose meglio a lei che a me. […] Non c’era nessuno al mondo a cui volessi più bene che a mia sorella e non c’era altra persona che risvegliasse in me sentimenti infimi come il rancore l’invidia. Non capivo perché mi succedeva, né me lo perdonavo, e facevo grossi sforzi per reprimerlo.

Share  Share on FacebookTweet about this on TwitterGoogle+Pin on Pinterestshare on Tumblr

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *