8 ottobre 2008
Attualità, Giornalismo, Politica, Società

Cittadinanza a punti? Per noi italiani sarebbe la fine

In risposta al post di Paz83 sul Permesso di soggiorno a punti, ecco l’opinione di Massimo Gramellini, giornalista de La Stampa, che mi trova perfettamente d’accordo. Per quanto mi riguarda è più che esaustiva, quindi, evito ulteriori commenti.

“Da quando ho saputo che la Lega vuol trattare gli immigrati come gli automobilisti, assegnando permessi di soggiorno a punti, sono un po’ preoccupato. Non tanto per gli immigrati, ma per me. Nella proposta si parte da un gruzzolo di 10 punti, concedibile a chi abbia manifestato un buon livello di integrazione sociale e una discreta conoscenza della lingua italiana. Ogni violazione di legge determinerà poi una riduzione dei punti, fino all’azzeramento e alla revoca del permesso.

Ora, mettiamo che questa patente esistenziale si faccia, e che funzioni. Non vorrei che qualcuno decidesse di estenderla agli italiani, inventandosi una cittadinanza a punti subordinata agli stessi requisiti. Il mio livello di integrazione sociale è pessimo, come quello della maggioranza, e peggiora di giorno in giorno: ci guardiamo in cagnesco ai semafori, sui pianerottoli e negli uffici. La discreta conoscenza della lingua italiana rappresenta un altro problema: tuttora perdo minuti preziosi a chiedermi se si dice «avrebbe dovuto» o «sarebbe dovuto» e nel dubbio opto per un salomonico «dovrebbe», cambiando tempo agli altri verbi. Ma come farà a difendere i suoi punti il funzionario ministeriale che sul sito della Pubblica Istruzione (!) ha scritto per tre volte «qual’è» con l’apostrofo? Rimangono le violazioni di legge e lì mettiamoci tutti una mano sulla coscienza e l’altra davanti agli occhi: ciascuno ha il suo elenco, più o meno innocuo. So soltanto che, se passasse la cittadinanza a punti, in breve ci sarebbero sessanta milioni di apolidi e una penisola deserta“.

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2 thoughts on “Cittadinanza a punti? Per noi italiani sarebbe la fine

  1. Io l’ho definita una idea non troppo dissennata. Sta di fatto che da qualche parte bisogna pur partire. Altre proposte concrete se ne sono viste? E’ chiaro che di per se un paese nemmeno dovrebbe pensarci ad una cosa del genere, ma siamo in Italia. Magari, lavorando attorno ad un tavolo, anche solo prendendolo come punto di partenza si potrebbe magari evolvere la cosa, magari in meglio, sempre con il consulto, come ho precisato, dei rappresentati delle comunità immigrate. Non mi scandalizza più di tanto che l’idea sia della Lega. E’ una forza politica come un’altra. Ormai oggi fa poca differenza. Quello che mi colpisce è che nel 2008 una delle poche proposte sia questa. Ma se tant’è almeno cerchiamo di valutare e migliorare partendo da qualcosa. L’italiano non ti accoglie sulla fiducia, non lo fa con altri Italiani, figuriamoci con degli immigrati. E questo vale sia per gente di destra che di sinistra. Magari, dico magari, nella nostra stupida tontolaggine un pezzo di carta che dica hey son buono non ti mangio potrebbe servire, magari all’inizio. Siamo un paese alla disperata. Ci si aggrappa a quel che si può. Il commento al problema da parte di Gramellini è molto ironico, e credo centri poi il punto della questione. Non sono tanto gli stranieri ad essere sbagliati. Siamo noi, decreti e leggi forse compresi.

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