30 gennaio 2019
Libri

Il censimento dei Radical Chic – Giacomo Papi

il censimento dei radical chic_giacomo papi

Il censimento dei radical chic, pubblicato da Feltrinelli, non è un libro di storia, né un saggio, ma racconta benissimo ciò che sta accadendo oggi in Italia, il Paese che si vanta di avere un governo qualunquista e disfattista. Giacomo Papi ha scritto un romanzo per metterci di fronte la tragica attualità che con i comizi politici, gli articoli sui quotidiani e le dirette Facebook non riusciamo ancora a comprendere. Siamo diventati (o ritornati a essere) il popolo che per emergere deve costantemente prendersela con qualcuno, avere un bersaglio, un nemico al giorno: gli immigrati, gli omosessuali (che aumentano, mentre il PIL cala, non dimentichiamo le altissime vette raggiunte dai titolisti), i rom, gli intellettuali. Adesso leggere libri, iscriversi all’università, studiare e mettere in pratica quanto appreso sembra qualcosa di ridicolo, qualcosa da non fare o addirittura da nascondere. Come siamo arrivati a vergognarci della cultura? È questa la domanda che mi sono posta leggendo Il censimento dei radical chic.

All’inizio della storia il professor Giovanni Prospero commette l’errore di citare Spinoza durante un talk show politico: troppo difficile, la gente non vuole sentirsi inferiore, nonostante il professore stia esponendo un concetto semplice, ovvero «Se non si sforza di ragionare, il popolo diventerà schiavo del primo tiranno». Purtroppo i riferimenti filosofici non vengono ben visti, così come i maglioni di cachemire color aragosta, e Prospero sarà ucciso a bastonate sotto casa. Il Primo ministro deciderà di istituire il Registro Nazionale degli Intellettuali e dei Radical Chic per attuare il censimento e dare protezione a chi parla in modo troppo complesso, va al cinema e riempie la casa di libri (una sorta di scorta a proprie spese, non dello Stato). Intanto, le Brigate Beata Ignoranza continuano a colpire. Olivia, la figlia del professor Prospero, torna da Londra a Milano per il funerale del padre e si rende conto della preoccupante situazione politica, della rabbia della gente, che preferisce semplificare invece di ragionare, controllare chi è aggredito, invece di punire l’aggressore.

«Lo schifo è quello che le persone hanno dentro, Olivia. E io sono il ministro dell’Interno perché sto dentro ognuno di voi».

Con umorismo e intelligenza Giacomo Papi delinea personaggi e ruoli, descrive scene quotidiane e pone l’accento su questa benedetta ignoranza necessaria per comandare. L’idea del Garante per la Semplificazione della Lingua Italiana non è poi così stravagante: arriverà qualcuno pronto a vigilare sull’intera produzione editoriale alla ricerca di parole difficili da eliminare o sostituire. L’unica salvezza sono gli intellettuali che non devono scomparire, bensì devono cambiare modo di relazionarsi, perché hanno una responsabilità enorme nei confronti delle persone. Probabilmente i radical chic – qualora fossero mai esistiti – pensano di avere la verità in tasca, oltre alle citazioni colte, ma il vero intellettuale non è colui che si tatua il logo di Adelphi sul polpaccio, è colui che si pone dei dubbi, che non smette di cercare e di proporre soluzioni migliori con un ragionamento logico. Studiare, pensare, insegnare non significa provocare e meritare la morte. Significa avere ancora speranza.

***

Gli intellettuali erano così impopolari, così unanimemente considerati inutili, che tutti avevano cominciato a chiamarli “radical chic”, anche quando non erano ricchi, non erano radical e non erano chic. I privilegi non c’entravano  niente: nessuno se la prendeva con i ricchi e famosi ignoranti che, anzi, erano idolatrati proprio perché guadagnavano tanti soldi senza lavorare per niente. 

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