2 dicembre 2010
Libri

Solar: la folle comicità di Ian McEwan

E’ un odioso capolavoro, Solar. Con un protagonista che fa venire l’orticaria dalla prima alla penultima pagina. Le ultime righe, però, preludio di una ipotetica redenzione che non ha mai visto il minimo accenno in 333 pagine, fanno spuntare un sorriso compassionevole accompagnato dal pensiero “forse c’è speranza”. Forse. Perché trattasi di un Premio Nobel in declino, un ex genio della fisica, che si lascia sedurre solo da calcoli e fotoni, che esige ricevere, senza mai dare, con alle spalle cinque matrimoni e un numero indefinito di amanti, dall’aspetto più simile a quello di un tacchino all’ingrasso, e dai vizi culinari e alcolici che fanno da sfondo alle numerose situazioni improbabili, ritratte magnificamente nel libro. Michael Beard è tutto fuorché un essere simpatico o quanto meno gradevole alla vista (immaginaria) e alla lettura. Ian McEwan ha dato il meglio di sé, descrivendolo nel rito studiato e collaudato in cui assapora una patatina dopo l’altra seduto in treno.

Sollevò tra pollice e indice una singola patatina, ripose il sacchetto sul tavolo e tornò ad appoggiare la schiena. Era tipo da prendere sul serio i proprio piaceri, lui. Il trucco era quello di posizionare il pezzo al centro della lingua e, dopo un momento di diffusione sensoriale, premere forte la patatina per frantumarla contro la volta del palato. Beard aveva una teoria: la superficie rigida e irregolare produceva sul tessuto morbido abrasioni minuscole, nelle quali si depositavano il sale e gli agenti chimici, dando origine a una particolare delicata sensazione di piacere misto a dolore. […] Come era inevitabile, la seconda patata risultò meno stimolante, meno sensazionale e meno formidabile della prima e fu appunto quel calo, la delusione dei sensi, a suscitare in lui il bisogno ben noto ai tossicodipendenti, di incrementare la dose. Ci volevano due patatine alla volta.

Un genio decadente, potrebbe essere la definizione esatta per Michael Beard. Ma tra un incidente/omicidio, un viaggio al Polo Nord, una donna (l’ennesima) che tenta in tutti i modi di renderlo migliore dentro e fuori, ecco che si sviluppa il nuovo progetto dello scienziato: salvare il mondo dal surriscaldamento globale, cercando di riprodurre l’energia solare attraverso la fotosintesi artificiale. Sembra quasi che il suo sregolato modo di vivere, insieme a quello dei milioni di abitanti della terra, debba confrontarsi e scontrarsi con quella realtà con la quale stiamo facendo i conti ormai da anni. E, quindi, evitare la catastrofe, prima che sia troppo tardi, è l’impegno a cui non è più possibile sottrarsi. Prima che avvenga l’irreparabile dentro e fuori dai corpi dell’intera umanità.

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1 thought on “Solar: la folle comicità di Ian McEwan

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