30 settembre 2008
Attualità, Comunicazione, Giornalismo, Vyrtuosa's life

Il neorealismo passa anche dall’università

Si richiede merito, autonomia e valutazione: in una parola, MAV. Ancora non è del tutto chiaro come verrà applicato. Stiamo parlando di università e qui pensano al solito giochetto di parole con acronimi e slogan, un po’ sulla scia delle tre “i”, inglese-impresa-informatica, che hanno contraddistinto la riforma Moratti e che, in realtà, continuano a essere punto di forza del governo Berlusconi. Nonostante il suo continuo disinteresse nell’ambito dell’istruzione. Appunto per questo si riduce tutto a poche parole, i fatti parlano già da soli. Non sappiamo parlare in italiano, figuriamoci in inglese; il computer è già tanto averlo in casa e lasciare che i ragazzini “smanettino” per conto proprio (altro che apprenderla durante le ore scolastiche, ormai i tredicenni potrebbero gestire Microsoft per quanto sono abili con software e hardware); impresa non mi è mai stato chiaro: forse nel senso che è un’impresa gestire il mondo dell’istruzione dei giorni nostri.

Comunque più che di scuola in generale, vorrei parlare proprio di università, l’istituzione con la quale ho stretti rapporti da circa 4 anni e che tra un annetto sarà solo un dolce (e per certi versi triste) ricordo. Ne ho viste di tutti i tipi: studenti furbi nei confronti dei loro compagni e docenti altrettanto scaltri verso noi ragazzi e verso tutto il mondo accademico, che glielo permette in tutta tranquillità. E’ l’articolo di Gian Antonio Stella a farmi riflettere: noi studenti cerchiamo (parlo al plurale perchè faccio parte di questo sistema, ma ci tengo a dire che non ho mai tentato scorciatoie di alcun tipo) di aggirare le regole, ma i professori si nascondono dietro il loro lavoro ottenuto per “grazia divina” più che per merito. Li cerchi durante l’orario di ricevimento e si defilano senza troppe parole, telefoni per avere spiegazioni, ma sono sempre troppo occupati e poi  “venga a parlarne di persona”. E certo, quando, vengo ti trovo al telefono o a chiacchierare con altri colleghi “illustrissimi”, la prossima volta verrò direttamente nella sua umile dimora. Mandi le e-mail, ma loro non rispondono e, se lo fanno, solo con una decina di giorni di ritardo. E si nascondono dietro al dito che “siamo sempre a lavoro, facciamo ricerca!”. Sì, ricerca. IO faccio ricerca ogni volta che devo contattarvi, peggio di una caccia al tesoro. So di generalizzare e mi sembra doveroso ammettere la presenza di ottimi professori, ma molti, purtroppo, dovrebbero lasciare il posto a gente che merita la cattedra in questione.

Tornando all’articolo, leggo senza troppo stupore di una docente dell’Università di Bari, Fabrizia Lapecorella, che aveva “zero pubblicazioni nelle quattro categorie delle 160 riviste più importanti del mondo, zero nelle prime venti riviste italiane, zero in tutte le altre, zero libri firmati come autore, zero libri come curatrice, zero libri come collaboratrice. E ovviamente zero citazioni fatte dei suoi lavori: come potevano citarla altri studiosi, se non risulta aver mai scritto una riga?”.  Insomma, la solita storia della meritocrazia mancata. Senza dimenticare gli intrecci familiari presenti in tutte le sedi universitarie, a partire dal preside di Medicina a Roma, Luigi Frati, che vince la solitudine “avendo al fianco come docenti la moglie Luciana, il figlio Giacomo, la figlia Paola. Un uomo tutto casa e facoltà. Che probabilmente diventerà rettore della Sapienza”.

E, poi, mia madre mi invita a prendere in considerazione un eventuale futuro nel mondo accademico. A questo punto, preferisco proseguire la strada del giornalismo.

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16 thoughts on “Il neorealismo passa anche dall’università

  1. consolati caro!!!!!
    Quando iniziai a lavorare mi dissero qui siamo tutti come una grande famiglia,ero ancora ingenua per capirlo ma mi bastò po ma veramente poco!!!!il mio capo ed il figlio dirigente è segretario personale(di fatto) in altri uffici addirittura si va da marito e moglie cognato fratello,nipote nonno zio, amante di lei amante di lui e ki piu ne ha più ne metto puoi fare l’albero genealogico che scopri appartenersi tutti da rapporti familiari molto stretti,per questo mi domando sempre io come faccio a lavorare li se non conoscevo nessuno e se nessuno mi appartiene!!!!!

  2. Allora non domandartelo. Tieniti stretta il tuo posto e non cercare risposte, perchè tanto nessuno è in grado di fornirle. Il mondo del lavoro diventa sempre più difficile e subdolo. Comunque, attenta che potrebbero adottarti per allargare “la famiglia” 😉

  3. Purtroppo di storie del genere dalle università ne escono tutti i giorni. Alla faccia che doveano creare un sistema educativo di eccellenza. Mi pare sia una sorta di family day in versione accademica…o poco ci manca. In italia purtroppo la meritocrazia manca, e chi dovrebbe risistemare questo scassone di sistema è il primo a sedere su di uno scrano non certo per meriti meritocratici, sono le stesse persone che alla fine della fiera comprano le lauree, per loro e per i figli, pacchetto famiglia appunto. Paghi due e prendi tre. Comprate a volte, che simpatici burloni, in facoltà che nemmeno esitono dai nomi strambi, tipo università dei butteri maremmani riuniti: facoltà di lancio del lazzo.

  4. a livello mondiale come università non siamo messi così male anzi parecchi vengono a studiare in italia…per quanto riguarda i professori forse sono un pochino vecchiotti e ci sarebbe da fare ricambio generazionale…

  5. @Paz83: quasi quasi richiedo la “family card” per me, il mio futuro marito, i miei futuri figli e relativi nipoti. Almeno ci sistemiamo tutti… che tristezza!
    @mattomatte: invece siamo messi maluccio, ma le università italiane che valgono sfornano piccoli geni che, poi, migrano (giustamente) verso altre mete. Ok al ricambio generazionale, ma non è sempre l’età il problema (anche se prof. più giovani sarebbero maggiormente apprezzabili): bisogna cambiare mentalità, l’università è un luogo di conoscenza, non di cazzeggio. Ci sta anche quello, ma è di contorno. Se le scorrettezze partono dai vertici, è inevitabile il lassismo degli studenti.

  6. Il prof. disegnato nella vignetta è uno in particolare…?
    Comunque in questo periodo bisogna fare una vera e propria ricerca per trovare i prof, soprattutto quelli di storia visto che hanno spostato i loro studi in un sito non ancora definito. Work in progress…nella facoltà di Lettere!

  7. gentile Vyrtuosa, il dovere principale di un giornalista è quello di essere documentato, soprattutto nel caso in cui intenda emettere giudizi su persone fatti e circostanze che non conosce direttamente. A proposito della professoressa che non avrebbe scritto una riga La invito a fare una semplice ricerca su Google… quello che troverà la stupirà certamente. Credo che toccare con mano il fatto che anche giornalisti famosi e di successo possono fare del cattivo giornalismo Le farà considerare con occhio nuovo e diverso il senso del lavoro che si accinge a fare. saluti

  8. Io sono partita prendendo spunto da un articolo… non l’ho scritto io! Non ho intervistato, non ho potuto consultare registri nè altro proprio perchè non ho svolto in prima persona questa ricerca. Leggendo quella notizia ho solamente allargato il discorso. Che poi la professoressa in questione si chiami Fabrizia o Sempronoia, non è quello il punto. Non mi sono soffermata sulla persona in particolare, ma sul contesto, quindi non ho emesso giudizi contro la docente di Bari. Ma contro il sistema universitario, dove i docenti troppe volte “sacrificano” il rapporto con noi studenti per il loro lavoro di “ricerca”. Io non so se lei sia un docente, un giornalista o uno studente. Nell’ultimo caso, potrà sicuramente documentarsi Lei in prima persona.
    Saluti

  9. sono daccordo con nonstupido: il giornalista DEVE prima verificare la VERITA’ della notizia, soprattutto uno che si pregia di fare vere inchieste giornalistiche.
    basta entrare in internet per verificare che quanto scritto nell’articolo di Stella non risponde al vero. allora come fidarsi? Questa è manipolazione dell’informazione puramente sensazionalistica, che proprio perchè proviene dalla “sinistra illuminata” . Purtroppo è evidente l’appiattimento al berlusconismo imperante: quando una cosa non si capisce o non ci piace allora è cattiva, come la magistratura per il nostro premier. Fare VERE inchieste, come nei paesi anglosassoni, con tanto di prove REALI su quanto scritto, è una chimera nel nostro paesse

  10. @disillusa: Verificare le fonti e cercare di dare sempre una corretta informazione sono l’essenza del giornalismo. Se Stella ha scritto un articolo del genere avrà condotto le sue indagini ed effettuato dei controlli. Il paragone con Berlusconi e la magistratura mi sembra un po’ forzato in questo caso. Sulle inchieste nei paesi anglosassoni non posso che essere d’accordo: il loro modo di fare giornalismo è avanti anni luce rispetto al nostro. Il punto è che questo divario risale già ai secoli scorsi e, quindi, la vedo dura raggiungerli. E, di conseguenza, superarli.

  11. ma scusate ( Nonstupido e disillusa), cosa avete trovato come pubblicazioni di questa tizia su internet che smentirebbe quanto detto nell’articolo di Stella??? Un paio di indicazioni di partecipazioni a convegni, un capitoletto su un libro (mi sembra a diffusione nazionale) con altre 1000 persone e poi, dulcis in fundo, le dispene del proprio corso! Basta essere in campo universitario per sapere che se ti presenti ad un concorso ( anche solo da ricercatore!!!!) con questi titoli in Italia in un posto che non sia Bari (senza andare troppo lontano) ti scoppiano a ridere in faccia!!! figuriamoci all’estero! soprattutto se hai come concorrente qualcuno del calibro descritto nell’articolo. Le pubblicazioni non sono mica tutte uguali! Non basta mica avere il proprio nome su internet per definire un qualcosa TITOLO ACCADEMICO. Altrimenti sono bravi tutti! Documentatevi voi prima di buttare fango su una persona seria come Stella. Ma magari ho cercato male io…indicatemi pure le vostre fonti serie.

  12. Ad un semplice controllo su ISI WoK (web of Knowledge), la banca dati che raccoglie tutte le pubblicazioni su riviste internazionali certificate – ovvero ISI, il nome di Fabrizia Lapecorella è associato a zero pubblicazioni (come attestato da Stella).

  13. @Barese: Su Stella non ho molti dubbi: è un bravo giornalista e sa fare il suo lavoro. Poi, gli errori ci sono sempre, come in ogni mestiere. Ma, non per questo, si possono dimenticare certi meriti professionali, accumulati durante gli anni.
    @reinhold: grazie per la puntualizzazione, non conoscevo questa banca dati. Questo è l’esempio di come un blog possa essere informativo. Ognuno ha portato avanti delle ricerche e questo è il risultato: la verità. Se dovessero giungere nuove segnalazioni di pubblicazioni o quant’altro, saranno utili per fare maggiore chiarezza sulla professoressa in questione.

  14. Sono intervenuto in questo blog quando ho letto che Vyrtuosa, a seguito dell’articolo di Stella, ha deciso di non impegnarsi nella carriera accademica e di voler intraprendere il giornalismo. Ho pensato di dare un contributo evidenziando che il giornalismo ben fatto deve tenere conto dei fatti documentati e documentabili. Nel caso della prof. barese, invece, pur di fare un titolo “ad effetto” (che ha fatto scalpore perchè la prof. Lapecorella è la prima donna in Italia chiamata a dirigere il Ministro delle Finanze – a soli 45 anni -), Gian Antonio Stella non ha compiuto quello che è il primo dei doveri di un giornalista: quello di verificare la notizia.
    Io l’ho fatto e qui di seguito riporto i titoli da me trovati facendo una ricerca su google e anche i link, in modo che il nostro amico “barese” possa verificare che non si tratta solo di “un paio di indicazioni di partecipazioni a convegni e un capitoletto su un libro”.
    Qui mi viene da considerare che chi ha il potere di scrivere e comunicare su un quotidiano nazionale come su un semplice blog dovrebbe sentire l’imperativo morale di verificare attentamente quanto scrive perché quello che viene letto, poi, in qualche maniera sedimenta nel lettore e naturalmente assurge a verità. Prendendo questo esempio per fare un discorso generale ci accorgiamo che basta il titolo ad effetto di un redattore del Corriere per far sì che un’economista di grande valore internazionale, “per la gente comune”, all’improvviso diventi quasi una delinquente (o anche solo “questa tizia”, come viene definita dal nostro amico “barese”).
    Ad ogni modo, siccome sono come San Tommaso, ho voluto metterci il mio naso e quindi riporto di seguito un elenco dei link e delle citazioni più interessanti trovate cercando con google: mi pare evidente che chi ha scritto che la prof. in questione è diventata ordinario di scienza delle finanze senza aver scritto una riga nel migliore dei casi è un incauto che ha fornito una notizia falsa. Chiunque può verificare:

    Nel link
    http://de.scientificcommons.org/fabrizia_lapecorella
    citazioni:
    1. Essays in contract theory. (1996)
    2. Multiproduct Monopoly Regulation with Delegated Control of Incentives
    3. Optimal Departures from Marginal Cost Pricing in the Presence of Precontractual Asymmetric Information
    4. Optimal Contract Design with Ex-Ante Differential Information and Ex-Post Asymmetric Information

    Nel link
    http://www.francoangeli.it/Riviste/Scheda_Riviste.asp?IDArticolo=14579
    citazione
    Organizzazione dell’assistenza ospedaliera: analisi dell’efficienza delle aziende ospedaliere e dei presidi ospedalieri
    Titolo Rivista: ECONOMIA PUBBLICA

    Nel link
    http://www.francoangeli.it/Ricerca/Scheda_Libro.asp?ID=10484&Tipo=Libro&titolo=Intervento+pubblico+e+architettura+dei+mercati
    citazione
    Intervento pubblico e architettura dei mercati (contributo)

    Nel link
    http://books.google.it/books?id=1KyTpONr8fQC&dq=fabrizia+lapecorella&source=gbs_summary_s&cad=0
    citazione(capitolo del libro)
    Public Decision-making Processes and Asymmetry of Information
    Di M. Marrelli, Giacomo Pignataro
    Collaboratore M. Marrelli, Giacomo Pignataro
    Pubblicato da Springer, 2001
    ISBN 0792372387, 9780792372387

    Nel link
    http://www-1.unipv.it/webdept/rdfsf96.htm
    citazione
    FABRIZIA LAPECORELLA – ERNESTO SOMMA – L’analisi economica della dimensione ottima degli enti sub-statali e la formulazione di proposte di riforma istituzionale, pag. 403
    in: RIVISTA DI DIRITTO FINANZIARIO E SCIENZA DELLE FINANZE – anno 1996

    Cari saluti a tutti.

  15. @non stupido: beh, per l’esattezza non ho proprio detto di non voler intraprendere la carriera universitaria a seguito dell’articolo di Stella. Io studio giornalismo e fortunatamente ho già una collaborazione in corso… quindi, il mio interesse primario è quello. Se un domani dovesse arrivare la richiesta o dovessi prendere in considerazione di ricoprire una cattedra, ci penserei due volte, visto come vanno le cose. Ma sappi che il mio desiderio non è quello di realizzarmi nell’ambito universitario.
    Per il resto, ti ringrazio di aver fornito link e citazioni.

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